Mancini non legga Famiglia Cristiana

Se posso dare un consiglio a Roberto Mancini, questa settimana non legga Famiglia Cristiana. Per carità, nulla contro lo storico settimanale di grande tradizione cattolica, ma questo numero è meglio che Mancini neppure lo sfogli. Già, perché a pagina 74 vi si può leggere un’interessante intervista dal titolo Padre Patron a Massimo Moratti in cui il presidente nerazzurro accosta Mancini a Capello per un presunto cambio di panchina, mai digerito dall’attuale mister nerazzurro che di lì a poco avrebbe intrapreso con Moratti un lungo braccio di ferro per il prolungamento del contratto. D’altronde, Moratti lo si conosce: a volte, quando parla a cuore aperto, dice anche troppo! Così, dopo la sincera ammissione di colpa per i frequenti cambi di panchina, ecco la conferma del retroscena, più volte supposto ma mai certificato, dell’esonero di Mancini per Capello al termine della stagione 2005-06. Moratti nell’intervista dice testualmente: «L’allenatore è colui che realizza i sogni e i sacrifici del presidente e, nella logica aziendale del calcio di oggi, ha responsabilità quando vince e quando perde. Io ne ho cambiati tanti in momenti diversi del campionato e sono un esperto. Spesso cambiare è un errore, perché si dà un alibi alla squadra e il tecnico nuovo dopo 15 giorni ti dice le stesse cose che diceva il predecessore. E lì capisci che forse hai sbagliato». Autocritica ineccepibile fin qui, ma poi Moratti confessa la tentazione recente di sostituire Mancini con Capello. Prosegue infatti Moratti: «Ci ho pensato perché Capello era il tecnico che aveva dimostrato maggior continuità nei risultati e noi non avevamo vinto. Poi però ha prevalso la fiducia in Mancini, ampiamente ripagata». All’epoca si vociferò infatti di un incontro riservato a Lugano tra il primogenito di Moratti Angelo Mario ed il figlio avvocato di Capello Pierfilippo, sempre smentito, ma è certo che il Mancio ci rimase male. Nell’intervista Moratti spiega poi le logiche di mercato che hanno condotto la prima squadra nerazzurra ad essere sempre meno italiana, a differenza del settore giovanile dove invece prevale un certo nazionalismo, e sceglie infine la sua Inter di sempre, in cui trovano posto i difensori dello squadrone di Herrera con Facchetti capitano e Zanetti al posto di Burnich, con Suarez a dirigere un attacco atomico con Corso, il primo Ronaldo, Angelillo, Skoglund, Lorenzi e Ibrahimovic. Troppi talenti insieme, ma è un gioco, e stranamente nel dream-team nerazzurro non c’è Recoba, perché ultimamente Moratti si sta sforzando di essere più patron e meno padre, ma Mancini, mi dia retta, questa settimana non legga Famiglia Cristiana.

1 Commento su Mancini non legga Famiglia Cristiana

  1. Simone Nicoletti, Milano // 23 gennaio 2010 a 01:43 //

    Buongiorno Gianluca. Ti scrivo dopo più di 6 mesi per ricordarti che non tutti i tifosi nerazzurri vedono in Mancini anche il colpevole della fame nel mondo. Nel mio sito, che raggiunge ormai le 50.000 visite al mese, http://www.iostoconmancini.com, è ancora viva la sensazione di aver fatto la scelta giusta, in tempi non sospetti.Ossia dopo la sconfitta a San Siro nel 2006 in campionato contro la Juve ormai un anno e mezzo. La convinzione che solo un progetto tecnico duraturo avrebbe riportato l’Inter alla vittoria è stata premiata e lo sarà ancora. Semprechè la società si ricordi di proteggere un allenatore che ha garantiti 5 milioni per altri 4 anni. Insomma ci siamo anche noi, quelli che stanno con Mancini!
    Simone

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