Ibra, il calciatore moderno
Quando Ancelotti, felice per la Champions appena conquistata col Milan, parla di un insospettabile che sarebbe pronto a vestire la maglia rossonera si riferisce proprio a Ibrahimovic, appena assurto a simbolo nerazzurro. Lo dico perché ho troppa stima dei colleghi che si occupano di mercato per credere che non siano davvero intercorse le telefonate tra Mino Raiola, procuratore del serbo-svedese e Adriano Galliani e forse tra lo stesso svedese e qualche collega rossonero. Nelle vicende di mercato, Ibra si è sempre comportato in modo un po’ troppo disinvolto, con l’Ajax prima e con la Juventus poi, alla stregua di tanti altri calciatori, cosiddetti moderni, alla Ronaldo, tanto per non fare nomi. E non è più nemmeno vero che certe cose accadano solo all’Inter. Davanti alla possibilità immediata di un ingaggio triplicato, quelli che pensano prima alla maglia e poi al loro portafogli ormai sono in via di estinzione. E’ per questo che ripeto sempre a tutti di non affezionarsi troppo ai calciatori: meglio scegliersi altri modelli, che non abbiano legami così stretti con lo show-business ed il dio denaro. Ibra è arrivato all’Inter in agosto, ma già a Natale avevo scritto su questo sito di temere la corte del Real Madrid. Dopo il tormentone Kakà, per il quale il corteggiamento tra alti e bassi continua, sia ben chiaro, è il turno di Ibra, che non dev’essere accontentato in alcun modo nelle sue esorbitanti richieste di aumento, da 6 a oltre 9 milioni di euro. Lo svedese non lascerà l’Inter quest’anno, anche perché servirebbero almeno 50 milioni di euro pronta-cassa, ma intanto lui, anche tirando in ballo il Milan, che ha preso per il culo già quest’estate e strizzando l’occhio al Real Madrid, in un gioco al rialzo che non ha senso. E’ arrivato all’Inter da nemmeno un anno e batte già cassa! E la prova evidente è proprio l’assurda intervista rilasciata a Libero qualche giorno fa, altro che trappola tesa da Luciano Moggi! Ibra ha cultura e intelligenza superiori alla media dei calciatori e sa benissimo come lanciare messaggi, vista la dimestichezza con quattro lingue e con la stampa di tutto il mondo. L’obiettivo di Ibra non era solo quello di incontrare Moggi che per primo ne individuò il talento in Svezia, quando giocava ancora nel Malmö a meno di 100 mila euro l’anno, ma di avvisare l’Inter che c’è chi è pronto a coprirlo d’oro, almeno a parole. La strategia di Ibra è precisa: diventare il calciatore più pagato del mondo nel più breve tempo possibile. Ora la palla passa all’Inter, mentre lui corregge ma non smentisce le sue prime dichiarazioni: è un film che ho già visto decine di volte e non solo all’Inter. La società nerazzurra ha il coltello dalla parte del manico: un coltello che si chiama contratto e che prima ogni società dovrebbe decidere di usare fino in fondo. Guai non a cedere, ma solo a trattare con un fuoriclasse al primo capriccio! In passato, L’Inter purtroppo lo ha già fatto troppe volte, finendo quasi sempre per pentirsene. Il futuro di Ibra sta nel contratto firmato con l’Inter! Punto e a capo. Se poi l’insospettabile non fosse davvero Ibra ma Adriano, sarei certamente più contento perché il brasiliano ha perso da tempo la mia stima, quella che ho invece per i colleghi che seguono quotidianamente i rumours di mercato e che non credo possano sbagliare su questo genere di cose.
Caro Gian Luca, ti scrivo ancora, lo avevo già fatto in passato, dopo le vicende delle ultime 24 ore che hanno portato in alto i colori del popolo rossonero. Ti scrivo non per vomitare, come dici tu, sullo scudetto dell’Inter né per fare vomitare chicchessia nella Coppa appena alzata ad Atene. Volevo solo far leggere il mio pensiero a chiunque invece continui a tifare prima contro gli altri che a favore di se stesso. Sono milanista, ripeto, ma non riesco a trovare nella mia memoria una persona di calcio che mi abbia divertito di più di Peppino Prisco. La sua fede, la sua appartenenza è nota a tutti ma mi ha insegnato il gusto ed il senso dello sfottò. Elegante, un po’ irriverente, ma mai fuori dalle righe. Credo che il calcio sia soprattutto questo. Ce lo ha insegnato Peppino. Se non di potesse prendere in giro l’avversario cosa ci resterebbe? Il calcio non è soltanto orgoglio e prestazione sportiva o spettacolo. Il sale del calcio è riderci sopra tra amici, e ritengo tu lo sia per me e per noi che frequentiamo il tuo sito, vestendo rigorosamente la maglia della nostra appartenenza indipendentemente dal colore che alterna le strisce nere… Sei un mito perché tu, “prischianamente” parlando, utilizzi i mezzi che hai a disposizione per “costruire” questo tipo di cultura! Grazie per il prossimo proselito che sarai riuscito a fare… Stefano da Torino