Tripoli

A 1.440 km da Milano, fuso orario +1 con ora solare
16-19 agosto 2005
L’ora persa in aeroporto perché sul mio visto era indicata la professione ‘giornalista’. La prossima volta mi faccio scrivere ‘commesso’. Alloggio in appertamento Finasi, con tale Bashir a disposizione come guida. La visita di Tripoli con il suo souk e del Museo Jamahiriya e quella perenne sensazione di non essere poi tanto gradito, perché sul paino del turismo rispetto ad Egitto e Tunisia qui sono indietro anni luce. Ricordo spiagge bellissime se a qualcuno venisse l’ieda di attezzarle di sgombrarle dai rifiuti. Le ragazze giovani vestono ormai all’occidentale, guidano, fumano e non paiono curarsi troppo del regime musulmano. Bellissime le visite a Leptis Magna e a Sabrath

Tripoli (ab.1.300.000), già Tarabulus per gli arabi, è la capitale della Libia (ab.5.600.000) e una città ricca di contraddizioni, dove il turista non è cercato, ma intimamente desiderato
Aeroporto

Tripoli

Highlights

  • Medina, souk o città vecchia
  • Piazza Verde con Castello Rosso (Assai al-Hamra) e Museo Jamahiriya
  • Via Primo Settembre e Galleria De Bono

Memento
Tripoli è detta la ‘bianca sposa del Mediterraneo’, mentre il nome ufficiale della Libia, Jamahiriya, in arabo significa ‘Stato delle masse’.
Moneta ufficiale è il dinaro e ricordo ancora il prezzo della benzina: nell’estate 2005 per un pieno di 45 litri occorrevano 5 dinari, più o meno a 3 euro.
Il Castello Rosso di 13.000 mq si trova in Piazza Verde, Piazza Italia ai tempi dell’impero fascista, e domina la città da un promontorio che un tempo dava sul Mediterraneo, mentre oggi con una costosissima opera urbanistica sorge davanti ad un’autostrada e a 500 metri di terra sottratta al mare. All’interno restano visibili le influenze dei dominatori del passato: turchi, arabi, spagnoli, cavalieri di Malta, italiani e inglesi.
Dato l’esiguo numero di turisti stranieri, Il souk ha conservato il suo aspetto originario perché il turismo è ancora scarso e dentro le mura si trovano quasi tutte le moschee della città, khan (taverne) e hamam (bagni turchi). Nella Galleria De Bono, dal nome dell’ex quadrumviro della Marcia su Roma e governatore della Libia, racchiusa da un elegante palazzo circolare già sede del Banco di Roma, si beve tè alla menta e si fuma dal narghilè. La Via Primo Settembre richiama il Giorno della Rivoluzione, in cui si celebra il colpo di Stato che nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre 1969 portò al potere un giovane capitano di 27 anni, Muhammar Gheddafi, che rovesciò la monarchia filo-britannica a bordo di un Maggiolino Volkswagen celeste, conservato nel Museo Jamahiriya. Gheddafi, autoproclamatosi leader e colonnello, da allora ha nominato molti generali, ma non ha più cambiato grado. L’immagine di Gheddafi campeggia in ogni angolo del Paese, in mille pose ritoccate, in divisa, in caffetano o in versione casual con i rayban. Sulla Tv nazionale lo speaker di turno legge il telegiornale in divisa, ma ognuno ha una parabola e guarda le tv europee e americane. Il regime dittatoriale inizia timidamente ad aprirsi all’esterno con la gente che si sforza di essere ospitale, ma pesa l’atmosfera di isolamento in cui ha versato il Paese per decenni. A differenza di altri Paesi nordafricani, non si viene continuamente assaliti da questuanti e venditori insistenti e, anzi, la gente di qui si offende se riceve denaro in cambio di una cortesia. Spiagge e mare sono ancora colmi di rifiuti. Rimangono evidenti i segni del dominio ottomano, ma non della colonizzazione italiana (1911-43), perché non abbiamo lasciato non abbiamo certo lasciato un buon ricordo. Solo qualche anziano parla un po’ d’italiano ma si preferisce l’inglese, anche se segnali stradali, cartelli e insegne sono ancora in arabo, pure in aeroporto. Pochi i giganteschi cartelloni pubblicitari e le insegne luminose tipiche delle metropoli occidentali

Dintorni
160 km a est di Tripoli ecco Leptis Magna, sito archelologico. Fu popolata dai fenici nel primo millennio a.C, divenne romana dopo la terza guerra punica, finché un suo illustre figlio, Settimio Severo, divenne imperatore nel 193 d.C. e la fece grande città e grande porto
Highlights

  • Via Trionfale con Arco quadrifronte dei Severi
  • Basilica severiana
  • Terme di Adriano con Calidarium, Frigidarium e Tepidarium
  • Nymphaeum
  • Teatro e Grande Foro
  • Stadio e Anfiteatro
  • Via Colonnata e Porto

Memento
La visita richiede almeno mezza giornata. Le vestigia, esclusivamente di epoca romana, lasciano a bocca aperta per la maestosità e la ricchezza dei materiali usati, come i marmi rossi e bianchi e il granito rosa nella basilica severiana. Le Terme di Adriano sono il più grande complesso del genere al di fuori di Roma. Il Nymphaeum è un reliquiario dedicato al culto delle ninfe, mentre il teatro e i due grandi fori, soprattutto quello con piazza rettangolare, sono paragonabili per estensione ai fori imperiali di Roma. Al suolo capitelli, fregi e colonne e molti archi che recano la maschera di Medusa. E’ incredibile pensare a quello che è stato stupidamente danneggiato o asportato per la scarsa cura del sito.

70 km ad ovest di Tripoli, lungo la strada per Zouara e la Tunisia, ecco il sito archelogico di Sabratah, fondata dai fenici, sviluppata dai Romani, distrutta dai Vandali e depredata dagli Arabi.
Highlights

  • Teatro e Foro
  • Via Trionfale, Cardo Maximus e Foro
  • Mercato Cardo Maximus, Anfiteatro e Arena dei Gladiatori
  • Teatro di Augusto
  • Arco di Tiberio e Arco di Traiano
  • Porta Bizantina e Basilica Cristiana Giustinianea
  • Tempio Antoniniano e Tempio di Giove
  • Porto sul fiume Lebda

Memento
Sabratha è meno estesa di Leptis Magna ma deve la sua fortuna al suo teatro romano, con la scena, suddivisa su tre piani di colonne marmoree sovrapposte. Le undici scalinate hanno una capienza di 5.000 posti. Il porto antistante, di costruzione fenicia, è stato ingrandito dai romani con la deviazione del fiume Lebda, una diga per l’approdo sicuro delle navi, un faro e diverse torri di avvistamento. Ancora visibili i modiglioni per gli ormeggi, la bocca insabbiata del porto e le rovine del faro.

2 Commenti su Tripoli

  1. Leptis Magna è veramente stupenda , la metto alla pari di Palmira (Siria) , anche se quest’ ultima risulta + affascinante perchè inserita in un deserto.
    In Libia ho fatto anche i deserti del Fezzan ed Erg Awbari , in campi tendati fissi.

    Ciao

  2. a torinosolojuve // 16 novembre 2015 a 16:23 //

    bellissime immagini, speriamo solo che almeno questi siti restino intatti, al contrario di Palmira, dove si è commesso un “omicidio storico-culturale”

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