L’ora di Recoba

Da anni la discontinuità di Chino Recoba è quella di un’intera squadra, l’Inter. E per anni Chino Recoba ha sgomitato cercando spazio in campo come nel cuore dei suoi allenatori. Sarebbe bastato essere amato dai suoi allenatori anche solo la metà di quanto lo venera il suo presidente-tifoso Massimo Moratti. Sempre compresso tra la voglia grande di spaccare il mondo e quella umile di reclamare un briciolo di spazio, tra punte e punte che arrivavano all’Inter apposta per scavalcarlo. Quante volte in estate partiva titolare e quante volte si ritrovava davanti non solo Ronaldo, Vieri o Adriano, ma anche Zamorano, Baggio, Crespo Batistuta, Martins e Cruz. Sempre con quell’aria da genio sregolato e quell’etichetta da raccomandato di ferro, che lo ha marchiato a vita. Recoba che si lamenta, Recoba che lascia la panchina, come un ragazzino viziato, ma anche Recoba che disegna e delizia parabole e gol: una settantina in oltre 200 presenze con la maglia nerazzurra, mica pochi, e Moratti li ricorda uno per uno come li avesse segnati lui. La campana della verità sta suonando da tempo: ad ogni rintocco, promessa o campione? Mai dire mai, anche stavolta, quando sembrava destinato all’ennesima annata tra panchina e tribuna, eccolo rinascere il Chino a nuova vita, da ideale partner di Adriano.Tutte le volte che i due hanno giocato insieme, uno dei due ha sempre segnato, eccezion fatta per Udine dove l’Imperatore lasciò per infortunio dopo una manciata di minuti. E se è davvero il Chino il gemello di Adriano, Recoba potrebbe finalmente aver trovato il senso della sua vita in nerazzurro. Ma troppe volte l’urlo ci è rimasto in gola, proprio come quelle volte in cui ti viene da strozzarlo per come scherza con la palla fino a farsi male. Il calcio è anche questo: una palla accarezzata con un colpo sotto a scavalcare il portiere e forse, stavolta per davvero, tutti i i concorrenti per un posto all’ombra di Adriano ma al sole per lui.

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