L’Inter è già una squadra!

Il tabellino della prima uscita stagionale a Riscone di Brunico, recita Inter-Selezione Locale 10-0 e serve solo per assegnare le marcature, ma non dice nulla, causa modestia degli avversari, sulla nuova Inter 2005-06. A rete due volte Cruz, Recoba, in gran spolvero, e il giovane Matteo Momentè, una Martins e Choutos, oltre a Kily Gonzales e Santiago Solari, autori dei gol in acrobazia più belli della giornata. Il bordocampo è la posizione che prediligo per ‘capire’ una partita, anche se la si vede malissimo. E, come l’anno scorso, lì mi sono messo durante la partita trasmessa in eslcusiva su Telelombardia e, attraverso le emittenti collegate, in tutta Italia. Posso dirvi che, rispetto ad un anno fa, Mancini ha richiamato i suoi molto meno e ha sorriso molto di più tra un’azione e l’altra. Credo abbia ragione, perché, se una squadra ha un gioco, lo si percepisce anche contro i dilettanti di Brunico e non solo contro con il Real Madrid. L’Inter 2005-06 dev’essere ancora completata, ma già ora le soluzioni tattiche a disposizione sono incredibilmente varie. A voi interessa di più sapere se arriverà Chivu o Samuel o Mancini o Figo, o addirittura Ballack, ma in questo momento, io devo anche valutare criticamente il materiale a disposizione, che è eccellente. Pizarro è uno dei migliori centrocampisti in assoluto: si è appena aggregato alla squadra, ma tocca un numero incredibile di palloni e ritengo possibile la sua coesistenza con Veron, perché i grandi non hanno mai avuto problemi a giocare insieme. Perfetta poi la sua intesa con Stankovic, in un rombo assai tecnico, che ha visto il cileno distributore di palloni davanti alla difesa e il serbo a ridosso delle punte. Ricordatevi questa dorsale, perché a mio giudizio è una soluzione tattica che promette bene. Ottimo anche Solari, autore di un gol in rovesciata da cineteca. Nella parte finale dell’amichevole, Mancini lo ha addirittura invertito con Stankovic, che resta straordinario per duttilità tattica. Benino Pierre Wome, anche se è ovviamente quello che più di altri deve entrare in certi meccanismi, ma ha la fortuna di avere al suo fianco una chioccia come Mihajlovic: avesse cinque anni di meno, Sinisa! In grande spolvero Recoba, al quale raccomando solo un po’ di palle: nella prima mezz’ora con il pallone ha fatto quello che ha voluto e, se fosse sempre così giocherebbe sempre. Mancini è paziente ma non fino al punto di farsi prendere per il culo, ed è diposto a concedergli un’altra chance, l’ultima. A patto che non finisca come sempre. Recoba non può abbattersi se in allenamento vengono provate soluzioni offensive che paiono escluderlo. In tal caso, lui va regolarmente in paranoia, si convince anche a torto di non partire titolare la partita successiva, perde fiducia nei suoi infiniti mezzi tecnici, arriva tardi agli allenamenti e puntualmente si ritrova emarginato. Ormai il Chino va verso i 30 anni, ha la fortuna di avere un patron che lo considera prima punta a prescindere: non deve farsi prendere dall’ansia, ma rispondere in campo. Ogni volta che lo vedo tonico e voglioso come ieri, mi vengono i nervi, ripensando alle occasioni che ha gettato al vento, soprattutto per freni mentali: bisognerebbe mettergli sulle spalle la testa di Cambiasso o di Pizarro, che già pare giocare nell’Inter da una vita. Ma c’è ancora tempo per ripagare tutti delle attese: dopo questo lungo digiuno, l’Inter che vincerà il prossimo scudetto sarà immortale nel ricordo dei tifosi. Dipende solo dal Chino farne parte. Per il resto questa è già una squadra che verrà completata con un grande difensore centrale, un grande centrocampista di destra, i nomi sono i soliti, e una media quinta punta, solo di complemento se Recoba riuscisse davvero a tranquillizzare definitivamente Mancini. Poi, qualche cessione da qui a fine agosto, e l’Inter 2005-06 è fatta. E, se si rema tutti dalla stessa parte, come pare stia accadendo, il più è fatto, magari aiutando Roberto Mancini anche dall’esterno, evitando di compiacersi degli intoppi, pur di darsi ragione l’un l’altro al bar, tra un grappino e un ricordo di allenatori trascorsi, in un assurdo gioco al massacro. Nulla contro il passato, peraltro non vincente, ma il presente è questo gruppo, che un piccolo trofeo l’ha già vinto. L’Inter di oggi assomiglia finalmente ad una squadra e non più solo ad un buon gruppo di singoli.

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