La strana storia del Lariosauro

lariosauro1Saronno, 8 giugno 2005
Laddove l’Insubria non è forse Insubria e la Brianza non è forse Brianza, girano storie incredibili. Dopo la falda acquifera di Appiano Gentile, ecco la strana storia del Lariosauro, presunto inquilino marino del Lago di Como che da secoli affascina e terrorizza gli abitanti del luogo. Lo studioso tuttologo Jean Claude Gurion ne ha sentito parlare, anche con toni da incubo, da amici del posto come Daniele Francesco Porro e Beppe Busnelli, cresciuti nei luoghi del Lariosauro. Nella prima immagine la prova dell’attualità del tema ‘Lariosauro’ intorno al Lago di Como. Nella seconda immagine, forse l’unica esistente al mondo, una zampa attribuibile al Lariosauro: non è dato di sapere chi l’abbia scattata ma, chiunque sia stato, non è mai tornato a confermarlo (GLR).

La luna splende in maniera strana in alcune notti d’estate. Questa è una di quelle notti.
Il professor Hidetoshi Kobayashi se ne sta seduto sulle sue in veranda. Guarda proprio il riflesso della luna nel lago di Como.
Non avrebbe mai immaginato che quella visione sarebbe stata la parte più interessante di quella festa organizzata nella villa del dottor Bertini. Dentro, nel salone, tutti parlavano ad alta voce, con un tono che sembrava sforzarsi di essere sufficientemente elevato quanto lo standard di vita del padrone di casa. Lui, invece, non aveva affatto voglia di condividere i suoi pensieri con gli altri componenti del gruppo di ricerca universitaria giunti lì per staccare un po’ dal progetto che li impegnava da ormai tre anni: trovare un nuovo materiale per costruire palloni da calcio. Hide sapeva che alla fine si sarebbe trovato a parlare ancora di lavoro. Quello che non poteva prevedere era quello strano movimento visto nell’acqua. Due occhi luminosi appaiono non molto lontano dalla riva. Li seguono una bocca quasi sorridente con una lingua sporgente e un collo lungo. Poi sparisce tutto. Bastano pochi secondi per trasformare la realtà.
Il giorno dopo Hide si svegliò con in mente un solo posto: il bar di Nonna Maria, una vecchia che sembrava vivere a Sala Comacina, un piccolo borgo del comasco, da sempre. Lei sicuramente aveva sentito tutte le storie che erano state raccontate da quelle parti. Il cappuccino era davvero buono, a cominciare dalla schiuma cremosa fino alle profondità di caffeina. Per non parlare della brioche piena – davvero – di marmellata, non come quelle asciutte dei bar sull’autostrada in cui bisogna fare la caccia al tesoro per trovarla. Nonna Maria aveva il tempo impresso negli occhi. Hide, con il suo italiano ormai collaudato ma ancora con qualche indugio, le chiese se aveva mai sentito parlare di uno strano animale avvistato nel Lago. Era la prima volta che si spingeva oltre un «Buongiorno» o un «Grazie» con lei. Ma la vecchina non si fece alcun problema. «Devi sapere che circa 40 anni fa vidi coi miei stessi occhi uno strano essere che sembrava provenire dalla preistoria». Hide rimase in attesa di un’importante rivelazione. E lei non si fece attendere. «Mi recai subito alla biblioteca di Bellagio – proseguì Nonna Maria – e trovai in un libro antico dalla copertina blu scuro la foto di quell’animale, il Lariosauro». Lo studioso giapponese non se lo fece ripetere due volte, ringraziò la vecchia che gli regalò un sorriso mentre lo guardava allontanarsi. Arrivato a Bellagio, non fu difficile trovare subito la biblioteca. Le stanze buie e polverose piene di libri erano un ambiente inquietante per Hide, abituato alla modernità e asetticità dei computer con cui lavorava, ma aggirarsi tra i corridoi fu per lui normale ed istintivo. Finì rapidamente in una stanzetta con tomi etichettati come “leggende locali”. In alto vide la copertina blu scuro di cui gli aveva parlato la vecchia del bar. lariosauro2Non c’era scritto molto, però, sul Lariosauro se non che quella foto era stata scattata dalle rive di Nesso. Il parcheggio che dava direttamente sul Lago era il posto ideale per piazzare la sua macchina. Un pacchetto di patatine, una bottiglia di birra analcolica (era rimasta solo quella nel piccolo market) e un pacchetto di biscotti al cioccolato sarebbero stati il menù della sua cena. Gli occhi stretti fissi sull’acqua, l’autoradio accesa sulla cronaca di Brasile-Giappone, una partita per la quale aveva cercato invano un biglietto. Quando all’improvviso Hide rivide emergere gli occhi luminosi provò la felicità di chi si rassicura di non aver avuto un’allucinazione o un sogno. In bocca teneva un piccolo misultin, il tipico pesce del Lario. Se lo mangiò, dopodiché il lariosauro uscì dal lago. E si rivelò per quello che era: un essere grosso come un koala dalla testa grossa e il corpo in miniatura. Se a Loch Ness si diceva ci fosse un brachiosauro di quasi 20 metri di lunghezza, a Nesso la leggenda locale era grossa 70-80 centimetri. Hide scattò subito delle foto in rapida sequenza. Giusto in tempo. Il Lariosauro era già sparito. Ma dove era finito? Non si era visto nemmeno uno schizzo d’acqua.
Il giorno dopo in camera oscura, arrivò la risposta.
Le foto scattate in successione rivelarono quello che l’occhio non aveva colto. Una vecchina su una scopa volante era passata velocemente portando via con sé il Lariosauro. Hide si mise a sorridere ripensando al cartello visto poche ore prima quella mattina al bar di Nonna Maria. “Chiuso per ferie. Vado in Scozia. E non so se torno”. Hide sapeva che non avrebbe più rivisto il Lariosauro.

1 Commento su La strana storia del Lariosauro

  1. gianluca // 29 gennaio 2013 a 10:42 //

    non tutti sanno che il lariosauro in realtà si può anche a pieno titolo definire il mosro di Loch Ness… in questo video spiego perchè…

    https://www.youtube.com/watch?v=GNEaddFd1Mc

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