Internazionale multietnica

Accorgersi solo ora della quantità di stranieri in forza all’Inter e farne un caso nazionale perché la gara contro l’Artmedia è stata cominciata da 11 calciatori stranieri in maglia nerazzurra fa un po’ sorridere. L’Inter e alcuni dei suoi tifosi eccellenti hanno risposto piccati alle accuse strumentali del quotidiano ‘La Padania’. In realtà io penso che si esageri da entrambe le parti, tipico malcostume di questo Paese, maestro nei suoi soliti beceri estremismi, nei Guelfi contro i Ghibellini e nei Bianchi contro i Neri ad ogni costo. Così da una parte la Lega non calcistica continua a pretendere di vivere in un mondo suo, fingendo di non accorgersi che siamo da un pezzo nell’era della multietnicità e dall’altra l’Inter continua a privilegiare lo straniero all’italiano in nome di una totale apertura mentale certamente apprezzabile ma non richiesta, almeno nel calcio. Per me, mai come in questo caso vale l’antica massima latina ‘In medio stat virtus’! Io sento spesso i tifosi dell’Inter chiedere in squadra qualche italiano in più, il che non vuol proprio dire, come lascia surrettiziamente intendere la Padania, che si debbano chiudere le frontiere. Per me, la squadra ideale è un mix di italiani e stranieri, se possibile di quelli buoni. Diciamoci la verità, la qualità di alcuni stranieri in rosa all’Inter e nel nostro calcio lascia a desiderare. Forse Wome è davvero tanto più bravo di Pasquale? Ben vengano Adriano e tutti quelli che fanno in qualche modo la differenza, ma lo straniero dovrebbe essere un valore aggiunto, non una moda ad ogni costo. E parlo da innamorato dell’estero: trascorro un mese all’anno in America, e vado pazzo per la multietnicità di questo Paese, ma nel calcio un po’ di sciovinismo non guasta! E poi, perché stupirsi di 11 stranieri in campo se in rosa 20 su 25 sono stranieri? E’ ovvio che appena sono indisponbili due italiani la formazione diventa tutta straniera. Non è la prima volta, non sarà l’ultima. Si parla tanto di settore giovanile, ma anche le formazioni giovanili traboccano di Ma Boumsong e i nostri ragazzi a volte non trovano posto nemmeno lì. Anche Arsenal e Chelsea hanno avuto nel recente passato formazioni tutte straniere, ma non è vero che in Inghilterra non sia successo nulla: gli inglesi, abituati all’eredità di un Impero Coloniale sono avanti anni luce rispetto a noi, ma si sono sorpresi a loro volta! Il tema comunque non è nuovo. Ricordo che già nel ’99 ci fu un confronto tra Moratti e Lippi sulla questione: Moratti sosteneva di non considerare straniero nemmeno uno nato su Marte e Lippi ribatteva che è sempre bene avere in squadra qualcuno che sia nato nel nostro Paese, qualcuno che fin da bambino abbia imparato, magari anche a suon di sfottò, il senso di essere interista, milanista o juventino. Per l’attuale tecnico della Nazionale, nessuno straniero, a meno che non sia in Italia da parecchi anni, potrà mai comprendere appieno il reale significato di un derby e viverlo con la stessa intensità di chi è cresciuto con le figurine di Inter, Milan e Juve. Se molti tifosi interisti chiedono qualche italiano in più in squadra vanno rispettati, non certo accusati di razzismo. Lo dice persino un mio amico peruviano che tifa Inter che ci vorrebbe qualche italiano in più in maglia nerazzurra: cos’è, anche lui Razzista? Alla rovescia magari? Suvvia, non c’è niente di male ad essere ancora innamorati di quella Inter tutta italiana che nell’80 vinse il 12° scudetto: una filastrocca che di solito cominciava con Bordon, Baresi, Oriali e finiva con Beccalossi, Altobelli. L’anno dopo furono riaperte le frontiere e le filastrocche cambiarono per sempre.

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