And4iCI: Atalanta-Inter 0-1

atalantainter05Adriano ha smentito e non c’erano dubbi. Ha smentito l’Inter e ha smentito il Real con lo stesso ciclostilato con cui aveva chiesto scusa al Manchester per la trattativa con Beckham. Più facile credere a Babbo Natale, insomma. Tutto risolto? Macchè! Il tormentone andrà avanti per mesi, magari destabilizzando un ambiente già teso. Vorrei pensare ad Adriano come ad un ingenuo, ma non ci riesco. Temo che non servano le coccole con cui il Mancio ha provato a chiudere la vicenda. Il tormentone Adriano deve chiuderlo sul campo, a suon di gol. Troppe delusioni hanno patito i tifosi dell’Inter in questi anni: troppe volte ci sono rimasti male per i risultati sportivi e sono ancora pronti a farlo. Si possono perdere altri scudetti ma c’è un limite che non dev’essere mai oltrepassato, altrimenti è tradimento. Soprattutto da parte di chi come Adriano, era appena stato eletto imperatore, già issato a bandiera ancora prima di sventolare. Pur amando molto l’estero, ho sempre temuto che le bandiere nel nostro calcio debbano essere solo italiane. Solo chi è nato e cresciuto qui può capire cosa significhi veramente un derby o la partita con la Juve, perché è qualcosa, anche a livello di sfottò, che ricorre nella sua vita sin da quand’era bambino. Ricordo solo quattro bandiere straniere negli ultimi decenni: Platini alla Juventus, Maradona al Napoli, Matthaeus all’Inter e, forse, Falcao alla Roma. Tutte le altre vere bandiere furono e sono italiane: Rivera e Mazzola, Bulgarelli e Riva, poi Antognoni, Baresi e Maldini, Del Piero e Totti. Ma le bandiere non esistono più e io lo dimentico sempre. Sarebbe bello però che uno di oggi sul pennone provasse ancora ad andarci, e non nel modo ironicamente proposto ancora dall’amico Rob nella sua vignetta odierna.
Sarebbe carino che un campione si sforzasse almeno di non ferire i propri tifosi, pronti ad amarlo come si ama un figlio, a riversare su di lui l’affetto e le speranze che la propria squadra, l’Inter appunto, non riesce a soddisfare da troppo tempo. Adriano non ha capito questo, forse solo per gioventù. Forse. Purtroppo Ronaldo ha ragione quando dice che, se un grande campione vuole filarsela, alla fine ci riesce: lui, ma non solo lui, ne è la dimostrazione vivente. Anche adesso, con un comportamento ambiguo: da una parte sempre carino con Moratti, dall’altra sempre pronto a gettare benzina sul fuoco. Vorrei che questa volta Moratti, dovesse trovarsi davvero alle prese con una nuova fuga, inaugurasse una nuova strada: quella delle società che obbligano i propri tesserati al rispetto dei contratti firmati fino all’ultimo minuto. Si può fare, ma non lo fa nessuno, non solo l’Inter. Troppi interessi e troppe beghe, ingaggi tropo alti da corrispondere in cambio di niente, procuratori ch’è meglio tenersi amici perché magari si faranno perdonare lo sgarbo segnalando in anticipo un altro campione in erba. E’ paradossale che una società se cerca di vendere un bidone erroneamente acquistato non vi riesce ma ogni anno rischia di perdere un campione! Vedremo. Se ne riparlerà sicuramente. Sul fronte del calcio giocato, ecco Atalanta-Inter, quarto di andata di Coppa Italia a Bergamo. Dopo più di un’ora di niente, su un campo ghiacciato e pericoloso, ha risolto ancora Martins, che si è confermato formidabile se subentra quando la gara si complica. La prestazione dell’Inter di Coppa Italia resta complessivamente negativa, pur con tutte le attenuanti generiche. Lungo l’elenco delle insufficienze, dal raggelante Zè Maria all’isolato Cruz, dall’indolente Recoba al disperso van der Meyde. Rivedibili, si fa per dire , Coco, Emre, Davids e Burdisso. Bene Carini, in campo a sorpresa e meno a sorpresa ancora imbattuto e straordinario Martins: il suo gol-partita sprizza classe autentica con il colpo sotto su Calderoni in uscita dopo essersi liberato di Sala. Come dire che ai campioni il campo ghiacciato gli fa un baffo.

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