10C: Sampdoria-Inter 2-2

Dopo quello che ha fatto il Milan a San Siro con la Juventus, mi vengono due pensieri: il primo, negativo, è che l’Inter non è lontana anni luce solo dalla Juventus ma anche dal Milan, e non tanto per i distacchi in classifica, 6 dai rossoneri e 8 dai bianconeri, quanto per il diverso approccio delle rivali alle partite che contano davvero. Il secondo, positivo, è che il campionato è tutt’altro che chiuso e l’Inter è solo in un momentaccio che presto vivranno anche le rivali: c’è tutto il tempo per recuperare, perbacco! Vorrei tanto sposare il secondo pensiero, ma dovrebbe essere l’Inter a convincermi, tutta l’Inter, non solo alcuni. Vedo che in effetti la sconfitta a San Siro con la Roma avrebbe potuto essere notevolmente alleggerita da un successo a Marassi, classifica alla mano. Ma l’Inter di oggi ha troppe anime per vincere e per convincere. Per natura, tendo ad essere ottimista e se penso a Cambiasso, uno a caso, mi riesce anche abbastanza facile. Cambiasso a Genova doveva uscire per un pestone: ha stretto i denti e ha pure segnato, da migliore in campo come capita di frequente. Non ricordo una partita in cui questo straordinario ragazzo non abbia dato l’anima. Poi guardo Adriano, un altro a caso, e mi deprimo, un po’ come succede a lui quando va in panchina. Adriano, di questi tempi, è l’uomo dei permessi, a giustificazione dei continui ritardi: ormai manca solo ‘il tram ha bucato’ come scrisse un mio compagno di Liceo con frettolosa fantasia sul suo libretto delle giustificazioni, dimenticando che il tram viaggia su binari con cingoli d’acciaio! Non m’importa che Adriano sia segnalato almeno una notte a settimana in giro per le discoteche milanesi, non m’importa che viva in Italia col fuso orario di Rio: giocasse e segnasse da Adriano, si dimostrasse in campo un fuoriclasse, andrebbe bene tutto. E’ vero, direte voi, ha appena fatto due gol con la Roma, uno su punizione e l’altro su errore del portiere, ma sappiamo tutti che il signor Leite Ribeiro è capace di ben altro! Per dirla tutta, ho la sensazione che Adriano vivacchi un po’ per conto suo, nell’immaturità dei suoi 23 anni, senza capire che l’Inter dovrebbe essere un po’ più importante per lui. E la prestazione di Genova, con tiracci da metà campo che hanno indotto persino un mio collega di Genova ad uscirsene con un meraviglioso “Belìn , ma lo fa apposta?” mi dicono che l’Inter ha bisogno dell’anima di Adriano. L’anima, molto spesso, viene prima delle qualità tecniche di una squadra, degli errori del suo allenatore e dei sogni di rimonta.

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