Processo Juve e dintorni

Quando un’email diventa un editoriale. Ho ricevuto quanto segue:
Sono uno studente dell’Università Cattolica di Milano e sto scrivendo una tesi in Teoria e Tecniche dell’informazione sportiva in merito al processo-Juve. A tal proposito, avrei bisogno della Sua consulenza di esperto. Le sarei grato se volesse rispondere, anche sinteticamente, a queste domande1- Come è stato trattato giornalisticamente il processo alla Juve? Ritiene si sia fatta disinformazione o piuttosto vi sia stato accanimento mediatico, o che il caso sia stato oggetto di strumentalizzazioni?
2- Come ne esce la Juve? E la credibilità del calcio italiano?
3- La Juve ha pagato anche per colpe altrui o il suo è effettivamente l’unico caso in cui ci fossero gli estremi per istruire un’inchiesta? La ringrazio infinitamente già da ora per il tempo che vorrà dedicarmi e porgo distinti saluti. Riccardo Mozzati.

Il tema è molto gettonato in questi giorni e merita, la prima domanda soprattutto, una risposta piuttosto articolata.
1- Ritengo che l’argomento processo-Juve sia stato trattato dalla stampa italiana nel modo giusto. Spiego meglio: nella mia categoria esistono i geni e i miserabili, come in tutte le categorie professionali. Se ci si aspettava di leggere dieci pagine su ogni quotidiano o che le TV modificassero i loro palinsesti, si sbaglia per due ragioni.
Prima ragione: da laureato in giurisprudenza, sposato con una donna avvocato penalista, so benissimo che una sentenza, per essere commentata e approfondita, dev’essere passata in giudicato. In questo caso non disponiamo nemmeno della motivazioni di una sentenza di primo grado. Se poi si avanza il sospetto che i giornalisti siano tutti cialtroni paurosi, vorrei ricordare che nel nostro bizzarro Paese la mia categoria non ha comunque avuto paura di parlare di cose molto più serie: mi riferisco a tangentopoli. Nessuno avrebbe mai creduto solo qualche anno fa a quello che è poi successo. Preciso rapidamente: Craxi, espatriato, Andreotti accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, Democrazia Cristiana e Partito Socialista sciolti. Va dunque riconosciuto anche in Italia, la stampa ha fatto in alcune situazioni difficili il suo mestieraccio. Per tagliar corto, ci fossero prove che Moggi è il grande burattinaio del calcio italiano, ci sarebbe sicuramente chi tra noi lo spiattellerebbe ai quattro venti, perché voi non avete idea di che cosa sia per noi lo scoop: è peggio di una droga. E’ qualcosa che io stesso inseguo ogni volta che mi capita, senza un attimo di tregua. Avessi le prove certe che gli ultimi venti campionati di calcio sono falsati, non esiterei un attimo, anche ci fosse di mezzo l’Inter, ma non credo, visto che non vince mai! E come me, tutti quelli che fanno questo mestiere con passione: altro che paura di poteri forti, minacce o licenziamenti dall’editore e balle del genere, certa gente non sa nemmeno di cosa parla! Un giornalista che avesse in mano le prove certe di un vero scandalo d’interesse nazionale vivrebbe di rendita solo con i diritti d’autore di un libro-verità, e poi di un film, altro che lo stipendio a fine mese! Senza scomodare Bob Woodward e Carl Bernstein, i due giornalisti del Washington Post che nel 1974 rivelarono agli Stati Uniti lo scandalo Watergate, costringendo alle dimissioni il presidente Nixon, in Italia su Berlusconi io leggo e sento dire di tutto e anche di più. Ma non voglio addentrarmi in politica, per carità: io qui non sto né a destra, né a sinistra, ma se possibile, sopra! Era solo per dire che non mi pare che tutta l’informazione sia sempre timorosa dei poteri forti.
Ritenendo altamente probabile che la prima ragione non sia convincente, ecco la seconda ragione, assai meno nobile dal punto di vista etico, lo dico subito. Il calcio oggi non è più un gioco ma un’industria, un giocattolo azionato ormai da troppe leve, poteri e interessi perché lo si possa davvero rompere: prendetelo a calci e a sospetti, infangatelo, avvelenatelo, ma non uccidetelo con la certezza, passata in giudicato, che sia tutto finto. Troppa gente finirebbe in lacrime, i tifosi per primi, soprattutto i più beceri, quelli che senza calcio non vivono, che non hanno mai letto un libro in vita loro e nemmeno un giornale che non sia la Gazzetta dello Sport: anche loro meritano rispetto e il Grande Carrozzone del calcio non li scaricherà mai. Insomma, meglio per tutti turarsi il naso sul marcio e continuare a pensare che i campionati siano più o meno regolari, continuando ogni giorno a incazzarsi con arbitri e Palazzo, ma conservando un barlume di idea sportiva, nel senso che chi merita vince. Altrimenti, se qualcuno è davvero certo che sia tutto già stabilito a tavolino ma continua imperterrito a buttare migliaia di euro in biglietti stadio e pay per view, è doppiamente coglione. Io penso ogni anno che l’Inter possa vincere lo scudetto, al di là degli arbitri, del Palazzo, della Presidenza di Lega e Federazione e di tutto il resto. Anzi, cerco di essere talmente onesto, da anteporre gli errori della mia squadra a qualsiasi sospetto. Dirò di più: nel processo Juve, in primo grado è stato condannato il medico Agricola ma non Giraudo, e non mi sorprende. Si fosse trovata coinvolta l’Inter in una vicenda analoga, sono sicuro che sarebbe stato condannato il medico sociale nerazzurro, ma non certo Moratti. Il calcio ha bisogno dei ‘generali’, che il calcio lo rendono possibile iniettandoci milioni di euro ogni anno, mentre i ‘marescialli’ sono tranquillamente sacrificabili: un esempio concreto? Il passaporto ‘addomesticato’ di Recoba. Chi pagò? Il giocatore ovviamente e Oriali, che non poteva non sapere, mentre Moratti, si è affermato nei tribunali sportivi, poteva non sapere, esattamente come Giraudo nel processo Juve. Difficile da credere? Sicuro, ma a nessuno interessa perseguitare Juve, Milan e Inter, e i loro tifosi, che rappresentano la maggioranza assoluta. Se si stufa Moratti, è un guaio per tutti! Ecco perché Tanzi o Cecchi Gori, alla guida di una delle tre grandi, sarebbero sopravvissuti, ma il Parma interessa a pochi e, paradossalmente anche la Fiorentina. La Lazio è già diversa e infatti si sta facendo l’impossibile per tenerla in vita. Devo dire che l’ecatombe del Napoli effettivamente non me l’aspettavo, ma si vede che se oggi non hai almeno otto milioni di tifosi potenziali clienti per tutto quello che il calcio può vendere, non conti abbastanza! Ma, onestamente, ve l’immaginate un campionato senza una delle tre grandi o senza l’interesse e il portafoglio dei tifosi di una delle tre? Il Milan anni fa andò in B per illecito sportivo, è vero, ma oggi che il calcio è entrato nelle prime sette industrie della nazione, non potrebbe più accadere, nemmeno se la Digos scovasse una terna arbitrale mentre incassa un assegno nello spogliatoio di una delle tre grandi.
2- La Juve ne esce male, ma sono anni che l’intero calcio italiano fatica a guardarsi allo specchio per tanti altri motivi: campionati falsati, calendari riscritti, scandali e scommesse, violenze negli stadi e chissà quali e quante altre vergogne mi sfuggono in questo momento ma business is business, e i moralisti qui sono gli unici in fuorigioco senza nemmeno bisogno di moviole.
3- Difficile dirlo. Voglio credere che l’inchiesta, sussistendone gli estremi, avrebbe potuto partire ovunque.
Sono io che la ringrazio perché solo per rispondere alla sua prima domanda, come vede, ho scritto un editoriale e quindi l’ho pubblicato integralmente.

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