Per vincere bisogna essere un po’ eroi!

Pubblicato su Il Giorno , rubrica Inter nos – 15 gennaio 2004

Se l’Inter di questi tempi è quella vista ieri sera in Coppa Italia è meglio mettersi il cuore in pace, anziché studiare improbabili tabelle per riaprire il campionato. I primi piani di Zaccheroni in Tv al proposito sono stati più eloquenti di mille discorsi. Rispetto a Parma, a Udine il gioco è peggiorato, presentando una squadra lunga come un transatlantico e riproponendo il dilemma sulla reale qualità delle seconde linee. E’ ovvio che non è questa la squadra che dovrà provare a riacciuffare il trio che fugge in campionato, ma è un fatto che, dal punto di vista del gioco, prima ancora che del risultato, l’ultima Inter credibile si è vista a Bologna un mese fa. Lo ha ammesso pure Zaccheroni che certi problemi di stabilità di concentrazione e di approccio alla gara pensava di averli risolti una volta per tutte. Non dev’essere bello per lui scoprire in partita una squadra improvvisamente ed inspiegabilmente diversa da quella che allena quotidianamente. Perché lo stato confusionale che subentra all’improvviso e che si propaga, come in una reazione a catena, da un uomo all’altro, da un reparto all’altro, è un freno a mano tirato: l’Inter sul più bello si smarrisce, come un bambino sulla spiaggia di Riccione. Massimo Moratti, dopo Parma, ha puntato il dito sui giocatori e il mirino degli uomini-mercato sui grossi calibri (Stankovic, Stam, Adriano, Davids o Perrotta), ma, prima del futuro, conta il presente. E il presente è un girone d’andata non ancora scaduto. Non si vincono per caso sei partite di fila in un campionato come il nostro, prendendo a sberle addirittura la Juve nei suoi appartamenti: Zac e la squadra hanno fatto cose ottime, decisamente ignote all’ultimo Cuper ma, appena sfatato un tabù, ecco che ne riemerge un altro. Ci sta perdere a Roma con la Lazio, come perdere a Parma, ma per un’Inter in condizioni normali, non ora, con il fardello di una partenza da brivido, con la miseria di sei punti in nove gare. L’Inter ‘buca’ le gare decisive perché il peso dell’avvio di stagione, sommato al ritmo forsennato del trio lassù, rende ogni gara decisiva e più pesante ogni caduta. Perché o le vinci tutte o comunque non ne perdi più una, o sei destinato a puntar forte su Coppa Uefa e Coppa Italia, che, parlandoci molto chiaramente, non sono proprio fucine di stimoli. Messa così, e così vista da Moratti in Tv, vien voglia di portar qui subito Stankovic, ammesso che un campione possa cambiare al volo una squadra. Zaccheroni non ne è convinto, ma nelle sue uscite pubbliche al proposito c’è anche l’obbligo morale di difendere sempre e comunque il gruppo attuale, il suo gruppo. Un gruppo però che, quando sembra aver raggiunto la maturità, ricade negli errori di ieri, che sono poi quelli di sempre. Così accade che Fontana rinvii il più anonimo dei palloni sui piedi dell’attaccante avversario più vicino, o che Toldo esca improvvisamente all’impazzata, mentre Martins non vede Vieri libero davanti alla porta e l’intera difesa concede al leccese Rullo l’onore del primo gol in serie A, tanto per citare gli episodi più recenti. Una volta la disattenzione è punita, un’altra la sorte ti grazia, ma giocare con la propria concentrazione è un mestiere troppo pericoloso. “Per vincere un campionato bisogna essere un po’ eroi” ha detto ieri Moratti. Parole sante, ma i veri eroi restano più che mai i tifosi dell’Inter che, comunque vada, ci credono sempre. Come prima, più di prima.

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