L’ira di Bobo e le figure da italioti

Dico subito che le dichiarazioni di Vieri non mi hanno sopreso. Non è la prima volta che si sfoga in questo modo e non sarà l’ultima. Da quando ho il piacere di conoscerlo, sarà almeno la decima volta che si siede, spara tutto quello che gli viene in mente e se ne va, non prima di aver giurato che quella è l’ultima volta che parla con i giornalisti. Francamente è il suo bello, giornalisticamente parlando, anche perché di banalità da parte dei suoi colleghi ne sentiamo fin troppe. Devo inoltre ammettere che, a differenza di altri, lui la stampa non l’ha mai cercata nemmeno quando gli andava tutto bene. Bobo è uno che bada al sodo: vuole far gol e vincere, tutto il contorno non gli interessa. Però questo sfogo dimostra che sta vivendo un momento difficile. Bobo fa così quando è in crisi: allora mostra i muscoli e parte all’attacco. La verità è che, al di là dell’ostentata aria da duro imperturbabile, quest’anno Vieri ha sofferto molto, anche per sua colpa e continua a soffrire: un anno difficile all’Inter, poi la voglia di riscatto all’Europeo nè appagante nè appagata. Non appartengo alla schiera di coloro della mia categoria, i giornalisti, che si sentono soloni del calcio pur non avendo mai calciato un corner in vita loro. Quelli che si sentono maestri di cultura, anche se poi per trovare un laureato devi cercarlo col lanternino, per non parlare di quelli che parlano almeno decentemente un’altra lingua oltre all’italiano: quelli che non vi diranno mai che l’esame di stato per diventare professionisti nel nostro mestiere è più facile di qualsiasi esame universitario e probabilmente anche dell’esame per la patente. Io faccio il giornalista per passione, ma non mi sento proprio un opinion maker per il solo fatto di parlare in TV. Anzi, ritengo che il vero giornalista sia quasi sempre quello che si occupa di news: chi, molto modestamente, parla di calcio, cioè di un gioco e si atteggia a erede di Montanelli, mi fa compassione. Io faccio questo mestiere perché mi piace ma non è escluso che domani decida di fare altro nella mia vita. Dico tutto questo per umanizzare la figura del giornalista, cioè il mestiere più bello del mondo ma non al punto da guardare a chi a un mivrofono e un taccuino in mano come fosse dio. I giornalisti, come tutti, sbagliano e dovrebbero avere l’umiltà di ammetterlo. Però, mi pare che in questo caso nessuno intendesse offendere l’uomo Vieri. Non mi pare che gli si manchi di rispetto, se si dice che può aver avuto un diverbio con un compagno: ci sono migliaia di vaffa in ogni squadra di calcio! Credo invece che Bobo abbia sollevato per sfinimento il coperchio di una stagione in cui ha deluso ed è stato deluso.
Passando ad altro argomento, mi ha invece mandato in bestia la figura di merda, tipicamente italiota, fatta in questi giorni nei confronti degli scandinavi che sono più civili di noi in almeno un centinaio di specialità, ma non starò ad annoiarvi. Ero all’estero e ho toccato con mano quanto sappiamo essere piccoli talvolta, quanto poco ci mettiamo a rovinarci una buona immagine generale fortunatamente creata per altre ottime ragioni. Mi riferisco ai sospetti di tacito accordo che stiamo riversando sugli altri: noi, che siamo proprio come temiamo che gli altri possano essere, noi che il tacito accordo al loro posto l’avremmo già fatto e non ci troveremmo nulla di male, noi ovvero il Paese dei passaporti facili e del vizio rituale del calcio scommesse, noi ovvero il Paese dove l’arbitro è più importante del gioco stesso al punto che nell’immaginario popolare ci ha fatto anche perdere un Mondiale, noi che abbiamo sempre una scusa quando non siamo all’altezza, noi ora facciamo la morale agli altri, noi pretendiamo che gli scandinavi si scannino per farci passare dalla porta di servizio un turno che non meritiamo. Noi, insomma, che non conosciamo la vergogna!

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