9C: Inter-Lazio 1-1

interlazio04Altro pareggio, altro regalo…al Milan e alla Juve, come se già non ne ricevessero abbastanza. Lungi da me l’idea di spiegare l’ennesimo pareggio con la direzione confusionaria dell’arbitro Matteo Trefoloni, 33 anni, studente di Siena, ma la sua direzione è stata complessivamente inadeguata. Inter-Lazio è stata la partita meno bella tra quelle giocate fin qui, con un primo tempo onestamente brutto, ma speravo che l’Inter per una volta portasse a casa più di quello che meritava. E invece no! L’Inter non riesce a vincere nemmeno quando gioca un ottimo calcio, figuriamoci quando propone un’onesta partita. La Lazio, da una punizione discutibile, ha fatto un gol, con tale argentino Leonardo José Talamonti alla sua seconda apparizione in serie A. C’è una premessa da fare: l’Inter non ha mancato la vittoria per l’arbitro ma per demeriti propri. La Lazio resta una squadra modesta e a San Siro era pure imbottita di riserve: insomma una squadra del genere l’Inter se la deve mangiare! Così il distacco dalla Juve è clamoroso, ma non cala il mio ottimismo sulla bontà della strada intrapresa perché, al di là di stasera, resto convinto chi gioca bene alla lunga vince. Essendo il primo anno per Mancini e per gran parte di questa squadra, sono molto più paziente di altri anni. Lo dico subito: anche pareggiassimo le prossime dieci partite, non ho intenzione di caldeggiare un ennesimo cambio di allenatore nè di giocatori per almeno due stagioni. Processi, quanti se ne vuole, rivoluzioni basta, almeno per un po’. Resta il fatto che si continua a chiudere le partite sull’odioso risultato di pareggio, solitamente estraneo alla recente storia dell’Inter, capace di discrete vittorie e pesanti tonfi. Il pareggio con la Lazio è diverso da quello con il Lecce e da quello nel derby. Malgrado tutto, la Lazio resta una squadra per la quale provo da sempre una simpatia enorme. Non so perché, ma la Lazio mi piace fin dai tempi di Tommaso Maestrelli e dello scudetto conquistato nella stagione1973-74, forse perché proprio lì scoprii il calcio. Sono contento che nemmeno il famigerato 5 maggio sia riuscito a sciogliere il gemellaggio tra le due tifoserie. Peccato che oggi la Lazio sia gestita da un presidente lontano anni luce dai miei gusti, Claudio Lotito, il quale, dopo aver imposto a squadra e tecnico un rigoroso silenzio stampa, forse per avere microfoni e telecamere tutti per sè, stasera ha occupato la sala-stampa di San Siro per quasi quaranta minuti. Un Lotito in versione messianica che non ha risposto ad alcuna domanda tecnica sulla partita, preferendo snocciolare a memoria i soliti numeri sui tifosi del pallone, già noti agli addetti ai lavori prima del suo ‘illuminato’ avvento. Lotito ha poi lanciato il consueto proclama politico sul contenimento dei costi nel calcio, con la consueta ‘coerenza’, cioè chiamando in causa ancora una volta Moratti e Della Valle sulle immorali spese sostenute per l’Inter e per la Fiorentina, ma ribadendo nel contempo la sua fedeltà assoluta a Galliani nella vicenda-Lega, tralasciando che anche il Milan negli anni scorsi ha pagato stipendi onerosi quanto e forse più della stessa Inter. Naturalmente, ha poi ‘sparato’ contro Mancini, che dev’essere proprio il suo incubo notturno. Infine il colpo di classe finale, dedicato ancora una volta agli uscieri, che – ha ribadito – lui si è sempre degnato di salutare, come se fosse una virtù tutta sua. Come se l’usciere, per Lotito, fosse l’ultimo anello della catena umana e non invece una figura quasi sempre più dignitosa dei soggetti a cui apre la porta. Quindi l’amico Rob, nella sua ultima ‘creazione’ non poteva che rifarsi all’ennesimo pareggio dell’Inter con la Lazio.

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