Inter-Roma, dal Trap a Cuper

Pubblicato su Tuttosport, rubrica Inter nos – 23 marzo 2001

Giovedì sera ero nella tribuna stampa dello stadio Mestalla di Valencia e confesso che ero psicologicamente preparato ad uscire dall’Europa. Invece ho sofferto ma mi sono entusiasmato davanti ad una delle partite più divertenti degli ultimi anni: Valencia-Inter 0-1 è stata una battaglia, altro che le corride, per cui purtroppo stravedono ancora oggi molti spagnoli. L’inter che ha ‘matato’ il Valencia è stata una squadra da trincea: dal terzo minuto in poi, dopo il gol di Ventola, ha pensato solo a difendersi strenuamente, ma questa volta non c’è nulla di cui vergognarsi. Eroico Toldo che ha parato anche le mosche fino all’espulsione, mentre Farinos, negli ultimi 5 minuti d’assedio, si è ritrovato infilato in una maglia ed in una porta troppo grandi per lui. Farinos, valenciano, sembrava un personaggio dei cartoni animati, bombardato da palloni che arrivavano da tutte le parti, ma si è preso una bella rivincita con la sua gente. E con lui Hector Cuper, che ha portato l’Inter in semifinale di Uefa. Cosa non da poco, per una squadra mentalmente orientata sul campionato. A tutti coloro che criticano la vittoria dell’Inter, che non passerà certo alla storia del calcio offensivo, ricordiamo che il campo del Valencia era inviolato nelle coppe europee da ben 33 partite: oltre dieci anni! Ora però c’è il big-match con la Roma, atteso come lo snodo cruciale per la corsa finale verso lo scudetto. Per molti la gara di domani sera è decisiva, per altri, come capitan Zanetti, è importantissima ma non ancora decisiva, visto che dopo quella con i giallorossi, ci saranno ancora sei gare, e quindi 18 punti da giocarsi. E se a Valencia abbiamo visto una partita d’altri tempi, un’Inter da trincea con l’elmetto a punta calato sopra la fronte, come direbbe Giovanni Trapattoni, domani sera la musica sarà diversa. Già, Trapattoni, l’uomo che ha legato il suo nome alla prima coppa Uefa vinta dall’Inter a Roma, proprio contro i giallorossi. Anche quella squadra, forte del doppio vantaggio di San Siro firmato da Berti e Serena, se la giocò in trincea nel retour-match dell’Olimpico: allora si poteva ancora passare la palla indietro al portiere e Bergomi e Ferri riuscirono a battere il record mondiale dei retropassaggi a Walter Zenga. Finì solo 1-0 per la Roma con gol di Rizzitelli. Anche lì l’Inter si calò in testa l’elmetto a punta e alzò la prima coppa Uefa della sua storia a 26 anni di distanza dall’ultimo successo europeo. Quella sera fu l’ultima del Trap da allenatore dell’Inter. Quella sera si chiuse un ciclo che aveva portato uno scudetto, una Supercoppa italiana ed una coppa Uefa. Poi venne Orrico, ma da lì in poi c’è ben poco da ricordare, a parte altre due coppe Uefa, l’ultima vinta a Parigi contro l’altra romana. L’Inter-Roma di domani sera, come atmosfera, assomiglia un po’ a quella finale di undici anni fa, anzi vale molto di più, perché può aprire davvero la strada per lo scudetto, Juve permettendo. Personalmente auguro a Cuper le fortune del T rap. Là si chiuse un’era, qui potrebbe cominciare. Se, e sottolineo se, l’Inter riuscisse davvero ad allungare su Roma e Juventus e a tenere il passo nelle ultime sei gare di campionato, sulla carta leggermente più ; agevoli di quelle degli avversari, Hector Cuper potrebbe avere una statua vera a Milano, e non di cartapesta come quella che hanno bruciato a Valencia durante la fiesta de las fallas. E se poi si criticherà il gioco, saranno in pochi a badarci, perché la vecchia legge del football non cambierà mai: contano i risultati, mentre le filosofie tattiche passano. Sono i risultati, e solo quelli, a restare negli almanacchi, e l’Inter di Cuper deve vincere. Con o senza l’elmetto a punta.